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L’impegno della Caritas diocesana di Cagliari per le famiglie Rom

Prosegue l’impegno avviato dalla Caritas diocesana di Cagliari per le famiglie Rom, a seguito dell’ordinanza di sgombero del campo sulla 554 da parte dell’amministrazione comunale cagliaritana.

Don Marco Lai

Il direttore della Caritas diocesana di Cagliari, don Marco Lai

 

Questo il testo del comunicato predisposto per l’occasione dalla Caritas diocesana  di Cagliari

Rom: da nomadi a cittadini, un progetto per una reale inclusione sociale

Continua l’impegno della Caritas di Cagliari al fianco delle famiglie rom. Parole d’ordine, autonomia e valorizzazione della persona nell’ambito di un progetto integrato di inclusione sociale, al fianco delle istituzioni, della procura e degli enti locali, dopo la firma dell’ordinanza di sgombero del campo sulla 554 da parte del sindaco Massimo Zedda. Un’area sottoposta a sequestro a causa delle ‘condizioni igieniche incompatibili con la presenza di esseri umani’.

Dei 157 rom, finora 55 hanno trovato alloggio presso la struttura dei padri saveriani, circa 80 vivono in appartamenti sparsi tra i diversi comuni dell’hinterland (San Sperate, Monserrato, Quartu, Decimomannu e Selargius) e una quindicina sono ospiti in altre abitazioni, in attesa di trovare una sistemazione definitiva. Si tratta di famiglie numerose, genitori quasi tutti giovanissimi e 93 minori: “Siamo di fronte alla più grande affermazione del diritto alla vita – sottolinea Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari -, in una società sempre più ripiegata in se stessa e priva di speranza perché ha paura di fare figli”.

Tra gli interventi principali concordati dalla Caritas diocesana e dalle politiche sociali, l’accompagnamento verso una stabilità abitativa, politiche di formazione professionale e inserimento lavorativo, una mediazione costante, l’accesso ai servizi territoriali, in primis l’assistenza sanitaria; inoltre, il coinvolgimento delle famiglie nell’inserimento scolastico dei bambini, il supporto psicologico e l’educazione alla cittadinanza. Un percorso per la prima volta finalizzato a una reale autonomia dei rom, in grado di superare l’assistenzialismo messo in atto dai comuni negli anni passati e di promuovere la persona.

Un progetto che “offre ai cristiani l’opportunità di una nuova testimonianza evangelica, accanto agli ‘ultimi’, prime vittime di stereotipi e luoghi comuni”, sottolinea ancora Don Marco Lai. “Persone che si erano abituate a vivere da ‘invisibili’ in una sorta di ‘non luogo’, a cui stiamo cercando di restituire pian piano una dignità”.

Fondamentale il coinvolgimento delle comunità parrocchiali, da quella di San Sperate a quella di San Luca, a Quartu, che vede parroci e sacerdoti impegnati a supportare i cristiani nella conoscenza delle famiglie rom, attraverso incontri e momenti di confronto “che diventano un’opportunità di fare una grande catechesi”. “E’ necessario – osserva Don Marco Lai – riuscire a mettere da parte odio e diffidenza che rischiano di degenerare in xenofobia e avere il coraggio di riaffermare il diritto alla cittadinanza, come indicato dalle direttive della comunità europea sull’etnia rom, recepite anche dal nostro Paese. Ancora di più, visto che ci troviamo di fronte a famiglie che vivono sul nostro territorio da anni e che devono essere considerate italiane a tutti gli effetti”.

Impegno ancora più significativo, in un momento di crisi economica e sociale in cui “il valore dell’accoglienza può venire meno anche in un popolo ospitale come quello sardo, scatenando una sorta di guerra tra i poveri”. Un ringraziamento particolare, aggiunge Don Marco Lai, a “tutti coloro che hanno messo a disposizione le proprie abitazioni per queste famiglie, superando con coraggio i pregiudizi”.

 

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