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Emergenza Covid-19, una generosità integrata e creativa raccontata dalla Caritas diocesana di Ozieri

Non ha mancato di coinvolgere anche la piccola realtà della Caritas diocesana di Ozieri l’auspicio di don Francesco Soddu all’inizio dell’emergenza Covid-19 riguardo alla «lucidità necessaria e capacità d’inventiva che non mancano mai nelle nostre Caritas», diventando ben presto di efficace e capillare applicazione attraverso le diversificate forme di solidarietà che si sono moltiplicate nelle ultime settimane anche alle diverse latitudini dell’Isola. Sono numerose infatti le risposte alle vecchie e recentissime povertà che gli operatori hanno potuto dispensare adattandosi alle restrizioni dei Decreti ministeriali, e le inedite forme di collaborazione con associazioni e privati cittadini che hanno potuto crearsi e svilupparsi incrociando necessità peculiari e risorse in campo.

Un’operatrice del Centro di ascolto diocesano che resta aperto nel rispetto di tutte le misure ministeriali

Capita così che anche un’associazione come “Sa Ena”, impegnata nell’organizzare e gestire manifestazioni di ampio respiro culturale e spettacolare nel territorio di Ozieri, abbia temporaneamente rimodulato il suo campo d’azione nella consegna a domicilio di spesa e farmaci, creando una rete con Caritas diocesana, Onlus PossibilMente, Compagnia Barracellare, LAVOZ e Fedales 1970, grazie anche naturalmente alla sollecitudine dei market e delle farmacie aderenti. Indispensabile anche la collaborazione con il Comune, cui gli operatori diocesani hanno garantito la disponibilità per il supporto alla compilazione dei moduli di autocertificazione, necessari per l’accesso alle immediate azioni di contrasto alla povertà tramite i sussidi alimentari stanziati dal Governo direttamente alle Amministrazioni locali: tutto ciò di pari passo con il costante impegno di sostegno agli indigenti già in carico presso i Centri di ascolto, insieme al monitoraggio delle povertà emergenti proprio a seguito dell’attuale crisi economica causata dal bocco delle attività produttive, con la consegna di pacchi a domicilio, supporto al pagamento di bollette o del riscaldamento. «In queste ultime settimane abbiamo aumentato gli interventi in misura consistente – ammette la vicedirettrice Giovanna Pani – cercando di intercettare quanto più possibile i bisogni del territorio ed allargando il raggio d’azione non soltanto dal punto di vista territoriale, ma anche sostanziale, per captare pure quelle situazioni di indigenza non esplicitamente denunciate, e che possono sfuggire alla rete dei Servizi sociali o del Terzo settore: anche per questo stiamo cercando di rafforzare i nostri canali di comunicazione, affinché nessuno si senta solo». Emblematica la testimonianza della comunità senegalese cittadina, con cui la Caritas ha creato un profondo e reciproco legame di affetto ormai consolidato nel tempo grazie al fondamentale contributo apportato alla sua integrazione nel capoluogo logudorese fin dal 1985: costituita perlopiù da ambulanti, e pertanto al momento in evidente condizione di difficoltà, ha accolto con particolare gratitudine la vicinanza dei concittadini autoctoni, che insieme a beni di prima necessità non hanno mancato di procurar loro anche una piccola fornitura di mascherine protettive confezionate da alcune volontarie, divenute ormai un accessorio indispensabile alle nuove abitudini quotidiane.

Registrano un notevole incremento di azioni anche le Caritas parrocchiali, che si sono attivate in raccolte straordinarie di alimenti presso gli esercizi commerciali in concorso con i parroci ed i volontari locali, in alcuni casi anche ulteriormente promossi dai social media: come per la Parrocchia di San Michele e Sacro Cuore di Padru, dove il giovane don Michele Vincis posta in rete l’iniziativa “Metti qualcosa nel carrello”, rivolta non soltanto all’utenza delle rivendite alimentari ma anche a chiunque volesse condividere dalla propria dispensa domestica, ai pastori, a chi produce pane o pasta fresca in casa. «Davanti all’emergenza Coronavirus nuove povertà si aggiungono a quelle già esistenti: ci sono commercianti, badanti, camerieri, muratori e tanti altri che vivono alla giornata, non hanno un contratto o lavorano in nero, e da settimane non recepiscono un euro».

Analoghe iniziative sono in atto nelle 6 parrocchie ozieresi (Gesù Bambino di Praga, Cattedrale, San Francesco, Santa Lucia, San Nicola e Chilivani), a Oschiri, dove le volontarie della parrocchia si impegnano anche nella ormai diffusissima produzione di mascherine, a Bono, in cui « la cooperazione con la Protezione Civile e l’Amministrazione comunale del Sindaco Mulas ha messo in moto una macchina organizzativa che sta funzionando molto bene – afferma don Mario Curzu, parroco e direttore della Caritas diocesana – operando nella massima discrezione e nel pieno rispetto delle norme sanitarie vigenti».

Piccoli e grandi esempi di generosità integrata e creativa, che superando bene la prova dell’emergenza lasciano ben sperare per collaudate formule di partecipazione future, che richiamino sempre più spesso ad una responsabilità condivisa verso chi vive nel bisogno anche in situazioni di ordinaria, amara quotidianità.

Viviana Tilocca